Quando leggerete queste parole i Portieri di Quartiere potrebbero non essere più attivi a Perugia. Se così fosse è giusto che voi sappiate che vi hanno voluto bene e sono stati con voi ben oltre i confini di un lavoro. Da quando un anno fa questa avventura è iniziata grazie alla disponibilità di Constantin e di un finanziamento europeo abbiamo fatto tanta strada e la nostra fama ha superato i confini dei rioni perugini. L’esperienza dei portieri di quartiere, con la sua semplicità, ha fatto scuola in Europa interessando università e forze dell’ordine e mai avremmo pensato che potesse chiudersi nel silenzio. Quando ci troviamo con Constantin, Marco e Mikaela per fare un bilancio dell’esperienza c’è molta tristezza nell’aria. Si parla di persone, tante persone a cui hanno dato energia, entusiasmo e aiuto. Si parla di progetti realizzati e di iniziative ancora in sospeso. Si pensa a come i territori si sono trasformati. Si desidera ignorare la data di scadenza e proseguire.
Un’idea simile la si era avuta nella riunione di pochi giorni prima con i comitati di quartiere. In quella occasione si respirava più rabbia e determinazione. Non si comprende come uno strumento tanto economico quanto utile alla sicurezza e allo sviluppo potesse non trovare supporto economico per proseguire. Si decise anche in quell’occasione di trovare una soluzione per il mese di marzo ma quale possa essere non è chiaro. Abbiamo una convinzione matematica che ci obbliga a non mollare: se il Comune trovasse 10-20mila euro per dimostrare la sua fiducia nel progetto i cittadini potrebbero trovarne altri 5-10mila per monetizzare il loro bisogno. A questo punto non avremmo grosse difficoltà a trovare uno sponsor privato o una fondazione che ci finanzi la cifra necessaria a garantire il prosieguo del progetto e magari a svilupparlo in altri quartieri.
Incapaci di immaginarci un’amministrazione insensibile al fascino dei portieri ci sorge il dubbio che vi sia un problema di opportunità nel confermare il progetto in alcune zone piuttosto che in altre. Effettivamente il problema è comprensibile ma se ci seguite brevemente vi spieghiamo come sia la natura stessa dei portieri a superare l’apparente difficoltà. Possiamo dire altrettanto di Porta S’Angelo, dove Mikaela viene intercettata, precettata e contesa dai cittadini per strada, o a Porta Pesa, dove Constantin, di poche parole, va su e giù assecondando gli slanci estetici e festaioli dei suoi attivissimi abitanti. Per quanto mi riguarda le ore mensili che dedico al coordinamento si contano ormai sulle dita di una mano, segno che il sistema ha preso vita e quel sogno utopico di diventare inutile che ha qualsiasi operatore per me si sta realizzando. Quindi proporremo all’amministrazione che siano i cittadini con le proprie associazioni a candidare i propri quartieri a partecipare, col nostro supporto, al proprio sviluppo.
Gente contenta, che impara a conoscersi, a organizzarsi, a collaborare, a essere risorsa per il quartiere. Il che significa un quartiere più appetibile, nuovi cittadini, maggiore commercio, minore paura.
Valutando il lavoro svolto, i risultati ottenuti e le dimostrazioni di interesse e soddisfazione ci accorgiamo che quello dei portieri non è un supporto che possiamo attivare ovunque aspettandoci i medesimi risultati. Abbiamo notato che gli effetti positivi sono direttamente proporzionali all’interesse e alle energie messe in campo dal quartiere stesso con un risultato quasi esponenziale. Da evidenziare anche come i risultati arrivino proprio nei campi in cui i cittadini ripongono maggiori aspettative e interesse. Facciamo un esempio: nel quartiere di Porta Eburnea avevamo razionalmente deciso che ci saremmo occupati della situazione degli anziani soli e al superamento del limite di un quartiere senza esercizi commerciali e spazi di socialità; abbiamo quindi investito le nostre energie in quella direzione organizzando iniziative, andando a casa delle persone e supportando gli anziani nel fare la spesa. È stato bello e forse anche utile ma il successo lo abbiamo ottenuto sul fronte bambini supportando un piccolo gruppo di mamme attive e creative. Il quartiere ha così scelto con la sua azione quanto e dove essere supportato. Risultato: pochi sprechi tanti frutti. Gente contenta, che impara a conoscersi, a organizzarsi, a collaborare, a essere risorsa per il quartiere. Il che significa un quartiere più appetibile, nuovi cittadini, maggiore commercio, minore paura. Risultato ottenuto!
Possiamo dire altrettanto di Porta S’Angelo, dove Mikaela viene intercettata, precettata e contesa dai cittadini per strada, o a Porta Pesa, dove Constantin, di poche parole, va su e giù assecondando gli slanci estetici e festaioli dei suoi attivissimi abitanti. Per quanto mi riguarda le ore mensili che dedico al coordinamento si contano ormai sulle dita di una mano, segno che il sistema ha preso vita e quel sogno utopico di diventare inutile che ha qualsiasi operatore per me si sta realizzando. Quindi proporremo all’amministrazione che siano i cittadini con le proprie associazioni a candidare i propri quartieri a partecipare, col nostro supporto, al proprio sviluppo.
To be continued … speriamo.
Testo di Max Calesini