Una questione di facciata
L'oratorio di Sant'Antonio Abate tornerà presto a risplendere. Grazie all'associazione di quartiere e a certi giovani restauratori fiorentiniL’oratorio di Sant’Antonio Abate è uno di quei piccoli luoghi nascosti e bellissimi che Perugia sa regalare. Le mura medioevali, l’aria carica di storia, è un edificio costruito nel Trecento che ha subito negli anni interventi di manodopera e nei primi del diciottesimo secolo è stato persino ridipinto da grandi artisti dell’epoca. È una piccola perla che oggi giace incastonata tra il civico 90 e il 94 di Corso Bersaglieri. Un gioiello, tristemente segnato dal tempo e dall’incuria, che l’associazione di Borgo Sant’Antonio e Porta Pesa vuole torni a splendere.
L’oratorio fu custodito dai Santantoniari fino al 1914, ma poi la loro confraternita cessò la sua attività e il posto fu abbandonato agli effetti inesorabili degli anni e del clima. A cent’anni esatti dallo scioglimento della congregazione, nel 2014, la moderna associazione di quartiere ha deciso di prendere simbolicamente l’edificio in affitto per 25 anni. Con l’obiettivo di restaurarlo. Come ha sottolineato Francesco Pinelli, presidente dell’associazione.
«Il nostro lavoro è iniziato nel 2010 e da allora ci siamo sentiti in dovere di raccogliere l’eredità morale trasmessa dai Santantoniari ai cittadini che abitano in questa zona di Perugia. Operiamo perciò con lo scopo di ricostruire il tessuto connettivo sociale del rione, e prenderci cura delle cose lasciateci dai nostri avi. La volontà di recuperare l’oratorio è nata da questa motivazione ed è stata anche alimentata dalla possibilità di contare su figure professionali diverse e ben assortite, presenti fra i nostri soci».
Che hanno preparato un progetto ambizioso, finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e partito il 14 settembre 2015. Un’iniziativa a cui ha dato slancio il coinvolgimento dell’Istituto per l’Arte ed il Restauro di Firenze. Così l’oratorio è ora un cantiere aperto. Un “cantiere-scuola”, per la precisione. Poiché vede all’opera giovani restauratori diplomatisi presso l’Istituto, che ricevono dritte da due professori della stessa scuola i quali si alternano nella supervisione dei lavori. È questa l’occasione, per i ragazzi, di affrontare una sfida affascinante in una sorta di stage di approfondimento post diploma.
«Stiamo ultimando il restauro della controfacciata dell’edificio, poi passeremo alla facciata. Non è stato facile, perché l’oratorio era in condizioni pessime, dati il lungo periodo di incuria e i danni causati dall’umidità. È stato anche necessario chiamare un’impresa edile per risolvere un problema strutturale. E abbiamo impiegato due mesi interi per il consolidamento. Dopodiché siamo passati ai procedimenti di stuccatura, per riparare le lesioni, e al risanamento del tocco pittorico. I lavori della controfacciata sono quasi ultimati e si concluderanno il 18 dicembre», racconta Giulia con soddisfazione e un gentile accento toscano.
Testo e foto di Mattia Giambattista