Sei alunni del quarto e del quinto A hanno scelto il documentario vincitore della sezione “La Settima Ora”
Giudicare gli altri è una responsabilità, ma è soprattutto divertente. “Per una volta avevamo noi lo scettro del potere in mano”, dice Marco, e questa è una parte di verità. Marco ha diciassette anni, come Caterina, Vivien, Alessandro e Mohamed. Stefania, invece, ne ha uno in più. Lei fa il quinto superiore al Liceo Pieralli di Perugia, loro il quarto. Sezione A. Sono i sei ragazzi che hanno costituito la Giuria del premio “La Settima Ora” all’edizione 2023 del Perso, il festival del cinema sociale organizzato a Perugia, dove è nato nel 2014 da un progetto della Fondazione La Città del Sole, dall’aps RealMente. L’altra parte di verità, quella che agli occhi di un adulto potrebbe risultare più edificante, risiede nelle parole di Caterina: “è stato interessante capire come si sceglie, discutere su quale documentario ti è piaciuto di più, e perché”.
L’esperienza la definiscono più o meno tutti “bellissima”. Perché il cinema è bello, perché che esistano documentari come quelli del Perso a loro è sembrato sorprendente. I documentari, nel loro immaginario, sono quelli che parlano di natura o semmai di guerra. National Geographic o giù di lì. Il cinema del reale fino all’altro ieri era un mondo inesplorato.
Certi lavori tra i sette che hanno avuto modo di vedere e valutare nella loro settimana al Perso hanno avuto delle ricadute già molto concrete. “Mi hanno aiutato a capire questioni affrontate a scuola in materie diverse”, dice Stefania. Chiavi di lettura, stimoli, emozioni. Tutti d’accordo anche su questo. Il documentario che ha ottenuto il primo premio è Il Paese delle persone integre, di Christian Carmosino Mereu, che racconta la rivoluzione del 2014 in Burkina Faso. Una decisione presa all’unanimità, poi c’è stato da dibattere un po’ sugli altri. Ma senza grandi frizioni. Tra i sei giurati, ad ogni modo, i veri appassionati di cinema sono solo un paio. Stefania, Marco. Gli altri un po’ meno. “Io ho partecipato perché pensavo potesse aiutarmi a uscire dalla mia timidezza”, spiega Alessandro. “Ho sempre qualche difficoltà a socializzare”. E ha funzionato? “Penso di sì”.
Di sicuro lo rifarebbero tutti, e tutti pensano che i compagni rimasti a casa si siano persi una bella occasione. Ma la scuola a ottobre comincia a ingranare, i programmi prendono piede, arrivano le prime interrogazioni. Gli studenti devono fare i loro conti su come impiegare il proprio tempo, alla stregua di chiunque altri. Tra gli insegnanti, peraltro, non tutti hanno dispensato i sei giurati dagli impegni quotidiani in classe. In altre parole, chi doveva interrogarli molto spesso l’ha fatto comunque. I ragazzi lo raccontano con il sorriso sulle labbra, ma sono seri.
Infine, i cinema. Pochi, prima del Perso, avevano già messo piede in quelli del centro. Andare al cinema, per loro, significa andare al multisala. Per abitudine, per comodità, perché è lì che solitamente vengono proiettati i film più popolari, quelli in cui si imbattono nelle loro interminabili peregrinazioni sul web. Ma l’atmosfera del Méliès, del Postmodernissimo e dello Zenith li ha rapiti. “Torneremo”, dicono più o meno tutti. Anche senza scettri da brandire.