Un resoconto della prima edizione di Parole Abitate, la residenza letteraria organizzata da “Luoghi Comuni”
La prima edizione di Parole Abitate, la residenza letteraria organizzata da “Luoghi Comuni” dal 26 al 29 luglio scorso, è andata bene. Gli scrittori sono venuti a Perugia, hanno dormito in un vecchio albergo con portachiavi pesanti come piombi, hanno girato per le strade e le piazze della città insieme a noi e da soli, hanno parlato dei loro libri, hanno scritto racconti ambientati proprio qui. L’avevamo immaginato così, ma è stato ancora meglio.
Emiliano Gucci, Gianluca Morozzi, Paola Soriga. Il fiorentino, il bolognese, la sarda. Tre scrittori bravi, tre scrittori molto diversi tra loro. Hanno incontrato i rappresentanti delle associazioni del territorio con cui “Luoghi Comuni” sta cercando di costruire gradualmente un percorso di condivisione di storie, memoria e idee buone per ragionare sul presente e sul futuro. Tra piazza del Bacio e Madonna Alta con Francesco e Laura e Vittorio e i portieri di quartiere di Regeneration Center, i palazzi come alveari, il passato sfilacciato, una porzione di Perugia cresciuta a dismisura, in un momento in cui la Storia e il progresso, in questo angolo di mondo, sembravano poter essere una cosa sola. Poi in via Birago e via del Lavoro, poi a Ponte della Pietra, con Beatrice e Antonello, una mattina dietro l’altra a star dietro a chi in questi posti ci vive, in alcuni casi ci è nato e cresciuto, in altri ci si è fermato per scelta. Un giorno, due, tre, pochissimi per capire lo spirito di un luogo, sufficienti per immergercisi dentro e respirarlo un po’. Ecco gli scrittori, quindi, eccoli che vedono con occhi solo loro, e sentono come chi a sentire certe parole non è abituato. Gli scrittori, i racconti. Un esperimento di laboratorio, quasi: prendi tre romanzieri, fagli vedere gli stessi posti, fagli fare le stesse cose, fagli incontrare le stesse persone, e poi falli scrivere. Il risultato sono i loro racconti, appunto, tre, tutti belli, e ciascuno diverso dall’altro, come non sarebbe potuto essere altrimenti. E infine la gente, le donne e gli uomini, ad ascoltarli, l’ultima sera, in piazza del Bacio, per vedere l’effetto che fa quando casa tua, e le cose di tutti i giorni, diventano una rappresentazione lontana dagli stereotipi di sempre, e si trasformano, come una magia, in letteratura.
A spasso in via Birago e in via del Lavoro
Quel che è successo mercoledì mattina, per esempio, ce lo racconta Ivana, che faceva parte della comitiva che si è mossa tra la zona di via Fonti Coperte e Ponte della Pietra.
Sono le 9 e il sole taglia come un’accetta i profili di piazza Birago. Da Popup gli scrittori prendono un caffè e un cornetto, finché da lontano non si sente la piccola voce di Mattia, il figlio di Beatrice, che saluta i passanti per nome. Beatrice fa parte del direttivo dell’associazione CAP06124, e per i primi minuti dell’incontro abbozza a voce alcuni ritratti degli abitanti del quartiere. Sono i volti e le vite che vivono dietro le finestre dei palazzi, ancora serrati per lasciar fuori la luce del mattino, che Beatrice rende personaggi, sintetizzati dentro un gesto porto con generosità agli inquilini dei due emicicli di mattoni, come l’offerta di un barattolo di marmellata fatta in casa. Qualche stramberia, come di solito se ne riconoscono quando si frequenta un luogo per diversi anni.
Raccolte le energie, con gli scrittori scendiamo giù per via del Lavoro. Piccole abitazioni e caseggiati sulla sinistra, un perimetro di condominii in mattoncini sulla destra. Un parchetto, una piccola isola in cemento dove i ragazzini giocano spesso a pallone. “Mattia ha imparato qui il calcio”, dice Beatrice. Gli scrittori fanno domande, Beatrice risponde con altre storie, di chi abita qui e sembra già lontanissimo da piazza Birago. Tra i tre scrittori, c’è chi prende appunti sul cellulare e chi, invece, sta già vergando a mente le prime battute del proprio racconto su Perugia, che verrà letto in piazza del Bacio. Qualche volta Beatrice raccomanda, in tono confidenziale: “Non parlate di questa cosa che vi ho detto, però”. Ritorniamo in via Birago. Mattia saluta ancora i passanti, chiedendo loro dove vanno; noi, andiamo via.
Prendiamo la macchina per raggiungere Ponte della Pietra e Felicittà, dove ci attende Antonello. Qui lui ci parla dei progetti dell’associazione e del passato del quartiere – un passato impensabile, osservando oggi le moltissime strade e gli innumerevoli negozi e capannoni che costellano via Settevalli. Negli anni Sessanta le cose erano differenti al punto che gli abitanti erano pochissimi, i confini dell’area ben definiti e le botteghe si contavano sulla punta delle dita. Antonello mostra le foto antiche affisse tra le pareti. Dal bianco e nero di ogni immagine, che gli scrittori indicano, curiosi, sgorgano già mille storie. Antonello racconta i volti fieri dei molti operai ritratti al lavoro, nelle vecchissime aziende fotografate per tutto il Perugino; rievoca le vicende di alcuni partigiani, uccisi vicino a Ponte della Pietra, i cui spari furono uditi da sua madre; accenna ancora alla topografia stravolta del quartiere, ancora viva nella sua memoria di quando era piccino.
L’ultima sera, i racconti in piazza
Lunedì, martedì e mercoledì sera le redattrici di “Luoghi Comuni” hanno presentato i libri degli scrittori ospiti in tre luoghi diversi della città: piazza Birago, parco di Sant’Anna e piazza Alimenti, a Madonna Alta. Giovedì sera Federica ha letto uno dei racconti – gli altri due sono toccati a Michele Pastorelli – in piazza del Bacio. La sua versione dei fatti è quella che segue.
Piazza del Bacio, con la sua bella architettura e l’allegria dei bambini di diverse culture, ha regalato la giusta atmosfera per l’ultima serata della residenza letteraria. L’Università dei Sapori si è occupata di organizzare il banchetto, la gente c’era, gli scrittori c’erano, gli attori anche, il simposio è servito. I racconti concepiti dagli autori durante la loro permanenza in città sono stati letti al crepuscolo di una Perugia calda e piena di insetti, che andavano a morire nelle lampade necessarie all’illuminazione. La famosa ciminiera della Perugina era il perfetto sfondo suburbano di cui avevamo bisogno. Uno stendardo a rappresentazione della Perugia di una volta, operaia. Le storie, tutte diverse fra di loro, hanno intrattenuto il pubblico e gli scrittori hanno messo un punto alla loro esperienza. Con l’emozione di un lieto evento concluso e ben riuscito, redazione e scrittori possono finalmente rilassarsi e andare a cenare. Il simposio continua e generazioni a confronto si muovono incerte fra le parole abitate.
I racconti scritti da Emiliano Gucci, Gianluca Morozzi e Paola Soriga durante la loro residenza a Perugia verranno pubblicati in autunno, in allegato a “Luoghi Comuni”.