Mestieri in bianco e nero
ArtEgiani, la mostra fotografica di Francesco Casciari e Fabio CesariniVentiquattro scatti e un’idea in comune: mettere in risalto un microcosmo che è sotto i nostri occhi, lungo le nostre strade, e che ci sfugge, che diventa quasi invisibile. Ci hanno provato Fabio Cesarini e Francesco Casciari, con le loro istantanee e il desiderio di andare a scovare soggetti insoliti. Due amicizie hanno dato l’abbrivio: Matteo Pazzaglia e la sua bottega del cuoio lungo Via Appia e Irene Roscini, interior designer di Via dei Priori.
Dunque il lavoro alla base. Quel mestiere che è artigianato e non solo; che spesse volte si fonde con l’arte; che mette il visitatore di fronte a un piccolo dilemma: quali e quanti – e quanto labili – sono i confini che corrono tra un mestiere e una vocazione; tra un prodotto e un’opera. Il risultato di questa indagine visiva è ArtEgiani, la mostra che sarà allestita presso il Mythique Café di Via dei Priori dal 12 al 26 luglio e che conta di sfruttare la vetrina offerta da Umbria Jazz e dal suo fiume di visitatori.
«Tutto è nato dalla comune passione per la fotografia. E dal desiderio di non lasciarne traccia soltanto nell’hard disk di un computer, ma di condividerla». Così sotto l’occhio del duo sono finite anche altre realtà creative del centro storico: il museo-laboratorio Moretti-Caselli con le sue vetrate artistiche, “La bottega del tempo che fu” del falegname Giovanni Caponi, il museo-studio di tessitura a mano di Giuditta Brozzetti; il teatro di figura umbro (TIEFFEU) e il suo direttore artistico Mario Mirabassi, creatore di marionette.
Una seduta per ogni attività. Una giornata fatta di conversazioni, sopralluoghi, chiarimenti relativi a una filiera creativa che ha regole e ritmi impensabili in un presente di produzioni ad alta velocità, in cui l’elemento tecnologico ha reso esotico lo stesso approccio manuale al prodotto. «Abbiamo scattato in ambienti splendidi e suggestivi, dove il disorientamento era nei particolari: come trovarsi di fronte a un tavolo da lavoro e non vedere l’ombra di un computer».
Fabio e Francesco hanno lavorato insieme, ma separatamente. Ognuno, seguendo la propria sensibilità, ha scelto inquadrature e punti luce. Nulla di artefatto. Nessuna posa. Solo l’artigiano/artista al lavoro. «Eravamo fianco a fianco. Ma ognuno nel proprio mondo interiore. Il confronto è arrivato alla fine, dopo la post-produzione, quando si è trattato di scegliere cosa mostrare al pubblico». Su un punto, però, sono stati d’accordo fin dall’inizio: l’utilizzo del bianco e nero. «Non volevamo l’aiuto del colore. Nulla che potesse distrarre l’occhio dell’osservatore. L’attenzione di chi guarda doveva essere interamente destinata al soggetto/oggetto immortalato».
Dal piccolo al grande, dal dettaglio di una mano alle luminose volte di un’antica chiesa sconsacrata, ArtEgiani ci parla di lavoro e arte in un contesto fuori dal tempo, ma mai fuori tempo massimo.
Testo di Simone Rossi