L’UCCELLO DI FUOCO
La coreografia di colori e carta di Giulia Zeetti e Cecilia VentrigliaIdeato dall’attrice e cantante Giulia Zeetti, lo spettacolo L’uccello di fuoco ha debuttato nel 2012, inscenando un rimaneggiamento delle antiche fiabe russe tramandate dal novellatore Afanasief e del balletto omonimo musicato da Stravinsky. Protagonista della storia è il principe Ivan che, aiutato dall’Uccello di fuoco (reincarnazione dell’araba fenice), si avventura per salvare la principessa Vassilissa dal perfido Kascey. Dalla sua prima messa in scena, il lavoro di Giulia ha subito diverse variazioni, tanto da prevedere a un certo punto la presenza di una seconda interprete, Cecilia Ventriglia, con cui Giulia ha saldato un’amicizia e un sodalizio artistico. La rappresentazione è interamente musicata e la sua punteggiatura sinfonica riprende la partitura di Stravinsky, rielaborandone in parte i motivi e creando una ricca ambientazione sonora. Il testo stesso, in versi, è cantato dalla splendida voce di Giulia, che in scena si serve anche di una Loop station, l’aggeggio elettronico che permette di alterare la voce, dandole sfumature molteplici ed echeggianti.
Ciascuno dei personaggi della vicenda, impersonato dalle due interpreti, è dotato di un proprio motivo musicale e di una propria camminata, di un dettagliato repertorio di gesti. Lo spettacolo si dispiega magicamente di fronte agli occhi affatturati del pubblico, nella perfetta calibratura degli istanti e nella millimetrica misurazione dei moti, in un impeccabile “dal vivo” che dà prova di una lunga preparazione. «La struttura dello spettacolo è molto ferrea. Gli appuntamenti sono molto precisi, perché ci si basa sulla musica. Ovviamente, però, all’interno ci può sempre essere un piccolo margine d’improvvisazione», spiega Giulia. La coreografia si orchestra tra la padronanza dei corpi e i lampeggi delle luci colorate, che isolano sulla scena atmosfere fatate. Le apparizioni del mitico Uccello, ad esempio, accompagnano l’illuminazione rossastra ai movimenti inconsulti delle braccia fiammeggianti di Cecilia. È il disegnatore di luci, Gianni Staropoli, ad aver arricchito col suo lavoro l’estetica dello spettacolo: «Gianni disegna lo spazio tramite le luci, delimitando gli spazi e i volumi delle scenografie, creando tensioni, giocando coi colori».
La varietà cromatica delle luci è assorbita dal bianco etereo dei costumi e delle scenografie creati da Ayumi Makita, maestra dell’arte degli origami: «L’idea di usare gli origami mi è venuta pensando alla fenice, coprotagonista di questa fiaba, e al suo potere di rinascere dalle proprie ceneri. La cosa più opposta al fuoco è il ghiaccio, e la cosa che più mi ricordava il ghiaccio erano le forme segmentate della carta. Guardando i bozzetti dei costumi disegnati per il balletto, poi, ho notato che erano molto orientaleggianti, e lì è arrivata la folgorazione», rivela Giulia.Lo spettacolo dell’Uccello di fuoco, infatti, è preceduto da un breve laboratorio di origami, che coinvolge il pubblico anche durante la rappresentazione, quando sono invitati a interagire con la scena, gettandovi le palle di neve-carta per simulare la tempesta scatenata dal mago Kascey. L’iconografia minimalista del palcoscenico ha risvolti da magia illusionista: mentre corolle di origami vibrano intorno al tondo dei volti, le pieghe di carta accompagnano la danza leggiadra di Cecilia e un soffio di Giulia svela in un foglio di carta una scultura mobile e viva.
L’Uccello di fuoco nasce come uno spettacolo per bambini, ma è una gioia per lo sguardo anche per gli adulti, che si abbandonano alla seduzione della fiaba: «Il potere della fiaba è enorme, si perpetua nei secoli. Sono storie sopite dentro di noi, che una volta risvegliate scatenano forti emozioni, perché ricche di archetipi. Io spero che negli adulti la messinscena risvegli delle reminiscenze, restituendo loro la capacità di stupirsi e commuoversi di fronte ai sentimenti più semplici».
Testo di Ivana Finocchiaro
Locandina Spettacolo