Lavoriamo anche per voi
Valeriu, dalla Romania ai Ricchi e Poveri. La storia del menestrello di Corso VannucciEsiste una Perugia che tutti vedono, che tutti sentono, ma che pochi hanno occasione di ascoltare veramente. Entrando in un bar per un caffè mi trovo accanto Valeriu con la sua chitarra in spalla, più silenzioso del solito. Prende un latte caldo per cercare di far passare il mal di gola: «Tirava un vento forte i giorni scorsi su Corso Vannucci e ora non posso più cantare». Sono imprevisti che un artista di strada conosce bene. Ma eccolo di nuovo dopo qualche giorno, seduto su una panchina di fronte a Palazzo dei Priori, a cantare con il suo timbro inconfondibile «Piccolo, piccolo amore». Tutti ormai conosciamo questo ritornello, impossibile non sentirlo trovandosi a passare per le vie del centro. Valeriu d’inverno indossa un costume da Babbo Natale per attirare l’attenzione dei passanti, in pieno giugno invece veste i panni della persona comune e mi racconta la sua storia.
Viene dalla Romania, dove è rimasta la sua famiglia, compresi i suoi due figli, ormai grandi. È in Italia da cinque anni e quando è arrivato non sapeva che sarebbe restato per così tanto tempo. Un amico gli aveva pagato un biglietto per Roma invitandolo a seguirlo, poi lo stesso amico gli ha giocato un brutto scherzo e se n’è tornato a casa lasciandolo solo e senza un soldo in un Paese in cui non aveva contatti. Sapeva solo qualche parola di italiano, lo aveva studiato un po’ per conto suo. La sua bisnonna veniva da Udine, poi era emigrata in Romania, ma di queste origini si sono perse le tracce. Così Valeriu inizia ad arrangiarsi, dorme in stazione, poi alla Caritas di Rimini. Racimola qualche soldo, e dopo aver girato un paio di città approda a Perugia nell’ottobre 2009, per puro caso. È tempo di Eurochocolate e i turisti non mancano. La crisi economica ancora non si fa sentire, ma negli anni peggiora e lui la avverte tutta. Il suo mestiere lo inserisce in una specie di limbo: troppo ricco per i più poveri e troppo povero per i più ricchi. Così non riesce a farsi assegnare una stanza dai servizi assistenziali e ora dorme in un alloggio di fortuna, che non è proprio il luogo più adatto per dedicarsi alla sua passione per la musica, per studiare nuovi repertori. Sfodera allora quelli di sempre, i brani dei Ricchi e Poveri ai quali si era appassionato da ragazzo dopo aver comprato un loro disco: Sarà perché ti amo, Mamma Maria e la sua immancabile hit Piccolo amore.
Autodidatta da quando aveva diciott’anni, si compra una chitarra, dei testi per gli accordi, e strimpella le prime canzoni. Mi dice che non ha sempre suonato in strada, però: la prima volta si trova a Tenerife nel 2007. Adatta il suo repertorio in funzione dei turisti, canta in inglese Bob Dylan e John Lennon, ma la musica italiana è quella che preferisce: «È melodiosa e si canta anche nel mio Paese». Mentre parliamo spesso le persone che passano lo riconoscono e lo salutano. A un certo punto abbraccia un bambino e mi spiega che è stato a casa sua a fare Babbo Natale. Negli anni si è fatto voler bene ed è diventato ormai “famoso”: «Famoso, ma senza un posto letto!», precisa lui.
«Io lavoro anche per questa città, lavoro per la gente, per i turisti», la sua presenza è quasi un presidio su Corso Vannucci: seduto sulla sua panchina vede quello che i passanti di fretta non riescono a cogliere, riuscendo a smentire qualche luogo comune. «Non è vero che i perugini sono tirchi e non è vero che sono chiusi! Io parlo sempre con tanta gente, chi passa mi saluta. La maggior parte sono ricettivi alla musica, sono buoni ascoltatori». Conosce bene anche le abitudini dei turisti: «Quelli che vengono a Perugia sono di passaggio, non sono in vacanza come in una grande città, sono in gita. Un giorno ad Assisi, un giorno a Gubbio…Ci sono tedeschi, francesi, svizzeri…». È sabato pomeriggio e il centro è pieno di giovani. «Ma i giovani sono senza soldi. Aspetto di vedere se si mangia qualcosa ai tavoli stasera, per riprendere a suonare».
Testo di Lavinia Rosi