Siamo partiti. E stavolta ci terremo tutto dentro
Il progetto è iniziato: ExtrAtto – Laboratorio teatrale per atti periferici in luoghi scenici è partito (letteralmente). Ogni partecipante si è presentato accompagnando tutti gli altri in una passeggiata virtuale attraverso i luoghi che vive ed è iniziata così un’indagine emotiva ed espressiva che pone le basi per narrare, sotto forma di azione scenica, la vita nelle periferie della nostra città. Tutti i “passeggeri”, dai più giovani (la più piccola ha 10 anni!) ai più maturi, senza eccezione, hanno accettato di farsi autori e attori di un inedito testo teatrale che prenderà vita in questi mesi. I primi incontri, attesi e sospesi in un non-luogo, sono avvenuti in una camera virtuale dove ci siamo riuniti e in questo rito contemporaneo abbiamo acceso i sensi, condiviso immaginazione e ascolto: è stato facile viaggiare nel tempo, ci siamo persi e ritrovati, fermati di fronte agli incroci, arrivati e partiti per amore o ambizione o necessità, abbiamo scampato un pericolo, salito e disceso. I racconti e le peculiarità di ogni narratore tratteggiano già nelle menti di noi guide personaggi e situazioni che andremo a sperimentare il prossimo mese, quando ci vedremo in presenza. L’effetto sorprendente delle prime sessioni è stato constatare quanto influisca “il luogo” nelle vita stessa di ognuno e riscoprire i luoghi attraverso l’esperienza altrui.
In ogni laboratorio tetrale, una delle prime indicazioni che viene data è quella di “lasciare tutto fuori” per creare uno spazio vuoto e neutro nel quale tratteggiare “altro” rispetto a quello che quotidianamente si è. Con l’esperimento di ExtrAtto ci permettiamo di essere l’eccezione rispetto alla regola, l’oggetto d’indagine è esattamente quel “tutto”, il “quotidiano” che ci attraversa e che attraversiamo e che prende la forma del territorio stesso in cui viviamo e che incoraggiamo a portare dentro i confini del laboratorio. Usare il vissuto emotivo prodotto dal contesto di vita è il punto di partenza. Da qui partiamo per elaborare attraverso gli elementi del teatro una nuova forma di consapevolezza rispetto a quella emozione. Una consapevolezza che sarà anche condivisa perché condivisi sono i quartieri di riferimento e condiviso sarà il percorso di elaborazione. Il punto di arrivo sarà la creazione di uno spettacolo in cui, attraverso la drammaturgia collettiva, tenteremo di creare un mosaico di vissuti che potrebbero generare una coerenza anche scomoda o poco rassicurante. Se dovremo raccontare conflitti o rabbia, lo faremo pur di restituire autenticità. Qualcosa che possa creare nell’anima di chi agirà e di chi guarderà una nuova forma di relazione verso quel referente che sempre interagisce con noi, in ogni istante: il nostro territorio.
Articolo di Stefano Baffetti e Caterina Fiocchetti