Vecchi e nuovi bisogni delle famiglie perugine nel questionario dell’Osfam
Osservare, comprendere, migliorare. Sono questi i principi cardine su cui si basa il questionario dell’Osfam, l’Osservatorio Familiare del Family Hub Città Famiglia, progetto di cittadinanza attiva incluso nel programma Agenda Urbana del Comune di Perugia, in partnership con le associazioni familiari del territorio. L’Osservatorio utilizza lo strumento del questionario anonimo online per comprendere lo stato di salute e le esigenze dei nuclei familiari cittadini, al fine di studiare soluzioni utili, attivare nuovi servizi e migliorare quelli esistenti. A parlarcene è Ernesto Rossi, presidente e progettista dell’associazione di promozione sociale Respect, nonché coordinatore dell’azione di coworking nell’ambito del Family Hub. L’associazione, nata nel 2016 e operante principalmente nelle scuole della provincia di Perugia, si è occupata della strutturazione e dell’analisi del questionario.
L’attività di screening ad opera dell’Osservatorio servirà quindi da un lato a conoscere il territorio per poi comprenderlo, e dall’altro a recepire informazioni per una nuova progettualità, una sorta di Family Hub 2.0; l’obiettivo è fare in modo che tutte le attività portate avanti dai vari soggetti e stakeholder non si esauriscano una volta terminato il progetto di Agenda Urbana, e lavorare per indirizzarli verso una logica di lungo periodo.
“Esplorare il territorio in un’ottica nuova, quella del nucleo familiare, e non più della famiglia tradizionale è un po’ il filo conduttore del questionario – tiene a precisare Rossi – Ormai emancipata dalla sua funzione riproduttiva, l’identità familiare si è infatti sfilacciata in tante formule nuove, che è bene riconoscere e comprendere”. Inoltre, a differenza delle altre indagini statistiche legate all’ambiente familiare, in questo caso non è più il singolo il soggetto principale dell’indagine, ma l’intero nucleo familiare, muovendosi inoltre verso un taglio che ruota intorno alla percezione soggettiva e non al dato oggettivo del nucleo familiare rispetto agli altri. Si tratta di uno strumento adatto alla ricezione di informazioni e feedback sulla qualità dei servizi anche per gli stessi uffici di cittadinanza, con cui Respect sta cercando di instaurare un rapporto di collaborazione e condivisione dello strumento, con l’obiettivo di estendere il questionario oltre le zone confinate del progetto, e cioè zona Madonna Alta, via Settevalli, Fontivegge.
Il questionario, accessibile sulla piattaforma Google moduli, non è stato pensato con un termine prestabilito, in quanto “può essere utile per avere nel tempo una fotografia del territorio – continua il progettista – Chiaramente, ai fini della nostra indagine, per l’elaborazione dei dati e l’individuazione di una nuova progettualità, abbiamo dovuto stabilire un termine di rilevazione, il 31 gennaio, ma il questionario rimarrà comunque sempre disponibile, con la speranza che possa presto essere diffuso in tutta la città”.
I risultati, pubblici e accessibili a tutti attraverso un resoconto semestrale, verranno pubblicati sul sito internet e sull’app per cellulare dedicata al Family Hub, ancora in fase di sviluppo. Sono tre le macroaree in cui si struttura il questionario: sociale, ambientale ed economica. Il tema sociale può essere distinto a sua volta in due rami: uno interno alle dinamiche familiari e uno esterno, quello in generale delle relazioni sociali. Con circa 160 feedback ricevuti, i nuclei che hanno maggiormente risposto sono quelli di tipo maturo (40-60 anni) e, sul fronte sociale, l’impatto del Covid è abbastanza evidente: il 56,7% dei nuclei familiari ha riscontrato qualche tipo di disagio psicologico a causa della pandemia. Il grosso delle famiglie si è detto preoccupato (64,3%), mentre un 13% ha riscontrato serie difficoltà interne come un allontanamento emotivo di uno o più membri, o un peggioramento delle dinamiche relazionali esterne.
I nuclei familiari giovani (20-40 anni) sono coloro che in assoluto riscontrano difficoltà, specie dal punto di vista economico: l’86% ritiene che oggi per le giovani famiglie sia più difficile raggiungere un adeguato livello di benessere economico rispetto a tutti gli altri. Si tratta inoltre di nuclei familiari con esigenze e un’impostazione mentale completamente diverse. “Inesperti, e spesso ignari rispetto agli strumenti messi a disposizione dalla società civile per supportare la famiglia, dimostrano come sia venuta a mancare sempre più una cultura familiare vera e propria, non una cultura della famiglia, ma di come si sta in famiglia”, continua Rossi. Nella maggior parte dei casi il giovane vede la famiglia come un’occasione per allungare il fidanzamento, e non c’è una grossa predisposizione nel fare figli, se non nei nuclei già numerosi. E spesso ciò è da ricondurre a precedenti relazioni fallimentari, che evidenziano dunque una insistente fragilità nella capacità di tenere botta alle emozioni, alle paure, alle responsabilità (grafico).
In tal senso, Zygmunt Bauman, fautore negli anni ‘90 del concetto di modernità liquida, parla proprio di questo. Diventa quasi saggio e prudente non fare progetti a lungo termine e non investire in un lontano futuro, “non legarsi troppo a un luogo, a un gruppo di persone, a una causa o persino a una certa immagine di sé” (da La solitudine del cittadino globale).
Eppure, di fronte a un problema culturale, oltre che economico, il questionario mette in risalto un altro aspetto altrettanto fondamentale: il cittadino prova un senso di solitudine e tristezza. Stati d’animo sicuramente accentuati dalla crisi pandemica, ma non solo. Al cittadino mancano occasioni per incontrarsi, spesso non facilitate dalla mancanza di infrastrutture e collegamenti tra le varie zone della città, come dimostrano i risultati inerenti al tema ambientale, aspetto che sta a cavallo tra le interazioni fisiche e oggettive con il territorio e l’impatto civico che questo determina nel nucleo familiare (grafico). Tra i possibili miglioramenti vengono citati luoghi di aggregazione per i ragazzi e non solo, collegamenti e viabilità, parcheggi e marciapiedi. Interessante è anche la percezione cittadina rispetto al verde. Se da un lato circa il 30% definisce un pregio la presenza di parchi nel proprio quartiere, dall’altro circa il 40% ritiene che le aree verdi siano degradate e/o bisognose di attenzione e cura. Colmare distanze fisiche e relazionali sarà uno degli aspetti che l’associazione Respect, insieme a tutti gli altri soggetti del Family Hub prenderà in esame per realizzare la nuova progettualità. Partire da un’esigenza primaria desiderata, a volte non confessata, dai cui poi sarà possibile costruire qualcosa di concreto.
Articolo di Eleonora Proietti Costa
Grafici a cura di Respect