Università, tutoraggio e comunità partecipante. Il servizio di Frontiera Lavoro e Borgorete
In questo articolo vi parleremo del “Servizio di tutorato specializzato” per studenti disabili e dsa iscritti all’Università degli studi di Perugia gestito dalle cooperative sociali Frontiera Lavoro e Borgorete.
Il servizio, affidato tramite appalto pubblico, di durata quadriennale e completamente gratuito, consiste nel supporto allo studente durante il suo intero percorso universitario: ogni studente è affiancato da un tutor che lo segue durante le lezioni e in sede di esami, durante lo studio e la preparazione degli esami stessi e in tutte le fasi di coordinamento, organizzazione e approfondimento del materiale didattico. Il lavoro del tutor è molto flessibile e si adatta alle varie esigenze dei ragazzi, i quali possono scegliere se usufruirne all’interno delle aule universitarie o tramite il servizio domiciliare, in casi di problemi di salute particolari. In quest’ultimo caso, oltre alla presenza del tutor di riferimento, è prevista, in data di esame, anche quella dei professori.
Con l’arrivo della pandemia da Covid-19 il servizio non si è arrestato, nonostante le complicazioni, svolgendosi da remoto e tramite videochiamata, permettendo agli studenti di proseguire in tutta serenità con lo studio e la preparazione degli esami.
Luca Verdolini, coordinatore del progetto per Frontiera Lavoro, mi presenta Isabella e Lorenzo, due dei quindici studenti che ne beneficiano e che lui stesso ha seguito e supportato anche in qualità di tutor.
Lorenzo, che conosco tramite videochiamata, è nato e vive a Bettona, studia Scienze politiche, ha già conseguito la laurea triennale e ora prosegue con gli studi magistrali: si è appassionato alla politica intorno ai tredici anni quando, chiuso in camera sua, faceva finta di essere un politico rispondendo alle domande dei giornalisti in tv; erano gli anni in cui crescevano il lui un forte senso civico e il desiderio di apportare un contributo nel mondo del sociale. Mi parla della sua tesi imminente, del suo amore per il Medioevo e l’umanesimo, mi illumina con la sua grande cultura scalfendo quelle che ho sempre considerato certezze. Mi travolge con la sua simpatia e il suo sarcasmo sottilissimo: “Il Medioevo è sottovalutato, insomma il cinema e la letteratura ce lo hanno rappresentato solo come periodo buio in cui pioveva sempre, ma insomma qualcosa di buono ci sarà stato, una giornata di sole ci sarà stata o no?!”.
Lorenzo è un tipo tosto, pieno di grinta e positività, è così che vede la vita, nonostante i suoi problemi di salute e i momenti difficili: soffrendo di atrofia muscolare spinale (Sma) e non potendo essere vaccinato, studiare da casa è stata l’unica alternativa che ha avuto in questi due anni abbondanti di pandemia. Ma ce l’ha fatta ed ora sta per laurearsi di nuovo. Ci tiene molto a sottolineare quanto per lui le nuove tecnologie digitali siano importanti, per la sua carriera universitaria, per quella politica e per affrontare la vita quotidiana e continuare a mantenere relazioni amicali e sociali.
Mentre parliamo e la connessione va e viene mi accorgo che sono passate due ore abbondanti in cui mi ha raccontato della sua vita prima del Covid, dei suoi studi classici, del rapporto profondo con la famiglia e gli amici; ammettiamo entrambi che potremmo continuare a parlare per ore ma si avvicina l’ora di cena e il mio umile smartphone si surriscalda. Per lui è diverso, “con Siri tutto è più semplice”, mi dice simpaticamente.
Mentre ci salutiamo mi promette che mi inviterà a casa sua nei giorni successivi, nel suo giardino, sempre a distanza, particolare che sottolinea con rammarico ma con grande senso di prudenza e responsabilità: per lui, da sempre, anche una semplice influenza potrebbe generare molte difficoltà. Apprezzo la sua gentilezza e il fatto che abbia percepito il mio desiderio di poter ascoltare ancora qualcos’altro della sua vita e del suo mondo: oltre ai suoi sogni, alla sua forza di volontà, ai suoi studi e ai suoi progetti come attivista in politica, Lorenzo sta per raccontarmi una storia davvero bella e capisco che una videochiamata non basta.
Passano pochi giorni e vado a trovarlo. Mi accoglie come farebbe un re, sotto alla tettoia dell’ingresso di casa, avvolto dalla luce azzurra della pianta di plumbago che incornicia il portone. L’incertezza di un pomeriggio di fine agosto, minacciato da nuvoloni in balia della brezza sottile, sembra vanificata dalla sensazione di beatitudine che si dipana improvvisamente.
Per me c’è una sedia posizionata sotto a un albero nel giardino di fronte; mi siedo.
La casa che vedo di fronte a me, in cui Lorenzo abita da quindici anni con i genitori, è il frutto di una bellissima storia di amicizia e senso di comunità, un esempio concreto di coesistenza e interdipendenza tra diversi attori e progetti sociali e territoriali che resistono e a volte riescono ad arrivare dove le istituzioni sembrano avere ancora grandi lacune. Il progetto è nato da un’idea di Giuliano e della sua splendida famiglia, amici da sempre. Anche loro di Bettona, hanno deciso di sostenere la famiglia di Lorenzo per la realizzazione della costruzione di una casa “su misura” e lo hanno fatto in diversi modi, attivandosi con le proprie risorse e coinvolgendo l’intera comunità: dalla semplice scelta di fornitori e materiali di costruzione all’organizzazione di spettacoli teatrali inscenati sia a Bettona che al teatro Morlacchi di Perugia. Lorenzo mi racconta di quanto anche la comunità parrocchiale abbia contribuito, di come lui abbia avuto un ruolo attivo in tutte le dinamiche decisionali, delle serate passate con gli amici e i parenti intorno a un tavolo a decidere i minimi particolari. Il risultato è una casa ampia, luminosa, con un grande spazio all’esterno per poter accogliere gli amici di sempre e quelli nuovi: “Casa mia è sempre stata un porto di mare, l’amicizia per me è una delle più belle forme di amore, senza cui non potrei vivere. “Uno dei miei migliori amici Michelangelo, figlio di Giuliano, mi ha dato tutta la leggerezza di cui avevo bisogno e mi sento ancora in debito. Anche se ho capito che il debito, in amicizia, non esiste, perché se è vera è totalmente gratuita”.
Le parole di Lorenzo mi sembrano una lezione di vita, una di quelle che raramente capitano o su cui semplicemente ci soffermiamo sempre troppo poco quando ne siamo sfiorati. Mi sembrano perciò una carezza che mi accompagna mentre lo saluto commossa e cerco di nascondere la mia emotività.
Isabella la conosco subito di persona, a casa sua, dove vive insieme alla madre con cui collabora nella gestione dell’agriturismo e della fattoria di famiglia, una deliziosa oasi di querce e cedri libanesi nella campagna torgianese.
Iscritta alla facoltà di Scienze politiche e Relazioni internazionali di Perugia, Isabella proviene dal liceo linguistico e oltre all’inglese e al francese ha una grande passione per la lingua tedesca, che sta approfondendo.
Nel salotto di casa, risalente al 1400, si respira un’aria magica, un mix di bellezze antiche e spirito bohémien di cui Isabella sembra rispecchiare l’essenza. Mentre ci prendiamo un caffè freddo in compagnia della sua adorata Pape, una paperella di due anni, l’unica superstite di una cucciolata, mi racconta della neurofibromatosi, una patologia congenita rarissima, di cui soffre sin dalla nascita, delle dislessia e discalculia scoperte durante le scuole medie, della sua mamma forte e tenera, dell’esperienza con i tutor che la seguono, dell’aiuto, anche per lei prezioso, delle tecnologie digitali e di come anche la vita in campagna e in fattoria abbia contribuito moltissimo al suo benessere psicofisico sin da bambina.
Terminati gli studi Isabella vorrebbe continuare ad occuparsi della gestione della fattoria e dell’agriturismo, in compagnia dei suoi animali, della natura e dell’altra sua grande passione, la lettura.
Prima di accompagnarmi all’uscita mi porta in camera sua per mostrarmi la collezione di romanzi (Harry Potter in prima fila) soprattutto in lingua, che custodisce come un tesoretto; sullo sfondo della parete, vedo dipinta con tempera viola una citazione tratta dal romanzo Peter Pan di J.M. Barrie : “Non smettere mai di sognare, solo chi sogna impara a volare”.
Articolo di Marta Poli