Le vittime del terremoto in Siria e Turchia hanno bisogno di sostegno. Anche Perugia si organizza per raccogliere fondi
Questa domenica la sala Guglielmo Miliocchi di Corso Garibaldi è affollata. Appena entro conosco Luisa e Simonetta: avranno sessantacinque anni, e sono entrambe da poco andate in pensione. Luisa era impiegata al catasto e Simonetta, antropologa, lavorava per una cooperativa sociale. Della lunga panca di legno hanno scelto l’estremità più vicina alla porta, così andare a fumare tra una portata e l’altra è più comodo. Mi siedo di fronte a loro. Arriva il momento in cui, tipicamente, qualcuno pronuncia la parola “vegano”, e allora Simonetta, fiera come il corto taglio dei suoi capelli grigi, risponde di essere figlia di macellai mentre agguanta un pezzo di salsiccia secca dalla ciotolina di alluminio monouso. Di tanto in tanto gli sguardi affamati si allungano verso il fondo della stanza, ché l’attesa del cibo è sempre snervante anche se il pranzo è solidale e i camerieri improvvisati. Camerieri della domenica, da sempre attivi nel sindacalismo di base e nel sociale che, ad aprile 2020, in piena pandemia, hanno dato vita al Comitato ‘Perugia solidale’ per fronteggiare l’emergenza sociale ed economica esasperata dal Covid: “per ricostruire una coscienza collettiva in difesa dello stato sociale e farne capire l’importanza ai più giovani; per lottare affinché tutti abbiano di che vivere dignitosamente; per strutturare una rete di pratiche e di azioni che siano espressione dei bisogni della cittadinanza, e che da essa provengano”, si legge sul sito dell’organizzazione.
‘Zappe’ (Zona di acquisto popolare Perugia), il gruppo di acquisto attraverso cui ogni giovedì arriva in città la spesa dalla campagna, è una di queste azioni. Ne abbiamo parlato con Riccardo Rinalducci, uno dei promotori del Comitato: “Con una prima raccolta fondi di oltre 10mila euro ‘Perugia solidale’ ha fornito sostegno alimentare gratuito a famiglie vulnerabili dal punto di vista economico e sociale. A partire dalla fase 2 dell’emergenza, poi”, continua, “abbiamo aperto un gruppo di acquisto (Gasp). Il Gasp funziona con un’Iva sociale (il ricarico del 15% sul totale della spesa, ndr) ed è diventato la forma stabile di autofinanziamento di questo percorso di mutualismo dal basso.” Oggi ‘Perugia solidale’ conta una trentina di militanti attivi tra capoluogo e zone periferiche, e continua a svolgere attività di inchiesta e sportello sociale sul territorio, a sostenere le sue attività e quelle di altre organizzazioni affini attraverso eventi culturali e serate all’insegna della filiera corta e del commercio equo.
All’indomani del terremoto che nella notte tra il 5 e il 6 febbraio ha devastato Siria e Turchia, poi, Riccardo, Elena, Ileana, Jacopo e gli altri promotori del Comitato hanno deciso che i numeri apocalittici e in costante, tragica, evoluzione (41mila morti con milioni di persone che necessitano di aiuti umanitari, secondo Reuters) non potevano paralizzare le buone azioni. E così in pochissimi giorni hanno organizzato questo pranzo solidale senza risparmiarsi, tra le altre cose, sul risultato culinario. Si parte con hummus, frittatina al tartufo, bruschetta di fagioli cannellini, insalata di finocchi e arance; per primo, poi, gnocchi di semolino. È uno dei miei piatti preferiti e, presa dalla conoscenza con Luisa e Simonetta, ne mangio due porzioni e mezzo: nel frattempo i racconti delle nostre vite si spiegano sul tavolo insieme ai commenti sull’ottima cottura del pane, sulla voracità di mia figlia e su quel pizzico di sale che manca agli gnocchi per essere perfetti. La conversazione arriva quindi a coinvolgere la tavolata dietro di noi; mi volto e incrocio lo sguardo di N., che mi viene incontro sorridente. I nostri reciproci “come stai?” hanno pesi estremamente diversi, oggi: mi racconta che la sua famiglia vive a Istanbul e sta bene, ma la sua coinquilina dei tempi dell’università è ancora dispersa. È il primo momento da quando sono entrata in questa sala intitolata al “Mazzini di Perugia”, vissuto a cavallo tra Otto e Novecento, che mi abbandona il buonumore di una domenica preludio di primavera e riprendo coscienza del motivo per cui sono qui.
Insieme ai dolci, alla fine, arrivano i ringraziamenti di Jacopo Paffarini, presidente del Comitato, che prende la parola non prima di aver specificato in privato a Simonetta con indecisa ironia che no, gli gnocchi di semolino non erano sciapi, perché la provola dava sapore e soprattutto perché la besciamella l’aveva fatta sua madre. “I fondi raccolti con il pranzo di oggi saranno donati all’associazione ‘Mezzaluna rossa Kurdistan Italia’”, spiega, facendo cenno al grave problema legato ai soccorsi da parte delle organizzazioni internazionali, “differenziati” per territorio di destinazione sulla base di logiche geopolitiche che neanche un evento così devastante ha saputo demolire. L’associazione che Perugia Solidale ha deciso di sostenere (https://www.mezzalunarossakurdistan.org/) opera dal 1993 nell’area del Kurdistan, e la filiale italiana, attiva dal 2015, è l’unica organizzazione nel nostro Paese cogestita da volontari curdi e italiani. “Posteremo la foto della ricevuta del bonifico sull’evento Facebook di questo pranzo. Il nostro obiettivo”, continua Paffarini, “è quello di usare la nostra organizzazione per portare solidarietà, che è la base di ogni azione umana, per noi, e l’idea con cui siamo partiti nel 2020. Ogni aiuto nell’organizzazione è necessario. Quello che avete mangiato viene da produttori locali legati alla rete del commercio equo e solidale. Per noi è importante sostenere anche loro. Il listino del Gasp lo trovate ogni settimana sulla nostra pagina: sostenete questo tipo di esperienze”. Domenica sera sul profilo Instagram dell’associazione compare una storia, lo sfondo è nero ma il testo di speranza: il pranzo solidale ha raccolto 1.500 euro. Le prossime occasioni per donare prima dell’invio del bonifico saranno giovedì 16, nel pomeriggio, durante le consegne del Gasp nei vari quartieri (per dettagli: https://perugiasolidale.it/) e venerdì sera dalle 21 al campo sportivo di Prepo (via Gandhi) in occasione della partita delle ‘Inguastite’.
Beatrice Depretis