Il mercato che racconta
San Marco, è un sogno a km 0Pane di farro, sciroppo di limone, cespi d’insalata, sacchi di legumi, the e tisane, carote e banane … ma non sono i prodotti esposti in vendita, il reale valore del MercaTezio. C’è un tesoro nascosto, in questo appuntamento mensile che si proclama “mercato contadino, locale, artigiano”. E sono gli sguardi che accende, i collegamenti che crea, le relazioni che intesse.
San Marco. Perugia Nord. Un quartiere a metà tra città e campagna, tra paese e periferia, tra dormitorio dimenticato e villaggio vitale. Accanto alla palestra, dal tetto futuristico, c’è un piazzale, pieno di buche e vuoto di identità. Tranne una volta al mese. Il secondo sabato, per la precisione. Tutto comincia alle 7 della mattina. Arrivano i volontari del gruppo di acquisto solidale GasTezio, insieme agli amici dell’associazione di promozione sociale La Rabatta, e cominciano a spostare transenne e montare gazebo.
«Noi del Gas», spiega Andrea, uno dei fondatori del gruppo di acquisto solidale, «ci incontriamo a San Marco, una volta alla settimana, da più di tre anni. Abbiamo sempre privilegiato i produttori locali, costruendoci una rete di contatti, imparando a lavorare insieme e a fare proposte pratiche. Con il MercaTezio abbiamo voluto allargare la rete a tutto il territorio, coinvolgendo anche chi magari non ha tempo per venire a riunione, o non usa internet». «Ci siamo anche noi della Rabatta», aggiunge Grazia, presidente dell’associazione. «Siamo tutti abitanti della campagna perugina, verso i monti del Tezio. Il mercato fa parte dello stile di vita che amiamo: locale, solidale e un po’ “arrabattato”». Dopo poco cominciano ad affluire i furgoncini degli espositori. Vengono quasi tutti dall’Umbria, con qualche sconfinamento nelle provincie limitrofe. Sono piccoli produttori, contadini, allevatori, artigiani e trasformatori, per i quali la vendita diretta è una scelta precisa: quella di “metterci la faccia”. Molti aderiscono ai princìpi di Genuino Clandestino: il MercaTezio è parte di una storia che comincia molto tempo prima, con i mercati organizzati dal Circolo Island, e poi con Terra Fuori Mercato a Ponte San Giovani. Una storia ricca di contenuti: su ogni banco oltre ai prodotti spiccano fotografie, schede informative, esempi di certificazione partecipata. Basta avvicinarsi per essere coinvolti nel racconto. Ogni prodotto ha una storia, una personalità.
Lo scambio di consigli e ricette è fitto, fioccano inviti alle iniziative, a visitare le aziende e farsi coinvolgere nelle campagne sul cibo genuino e sul diritto alla terra. Sono le 8.30. Il mercato è allestito, colorato e decorato. E ora che succede? Con voci e richiami, tutta la comunità del MercaTezio, perché di comunità di tratta, si raduna al centro del piazzale. I primi clienti vengono attratti nel gruppo, presi per mano. «Venga signora, ci porta fortuna!». Si forma un grande cerchio. Idea un po’ “teatrale” della prima edizione, è diventata tradizione. «È naturale! È ecologica! È a km zero!», attacca Andrea prima di guidare tutti in un beneaugurante «Merda! Merda! Merda!». Il mercato è ufficialmente aperto. Si comincia!
Alle 10 arriva il Bibliobus, il camper del Comune adibito a biblioteca. I più piccoli lo affollano mentre i genitori fanno acquisti. Laura, del gruppo delle Riciclamiche, arriva subito dopo con cassette cariche di oggetti recuperati. Ha aiutato ad allestire il banco del baratto, un servizio “ecologico e anticrisi” mutuato dalla piazza di Ponte San Giovanni e arricchito dallo scambio di piante e semi. Le sue cassette finiscono su un tavolo al centro, per il laboratorio dei bambini. «Il mercato è socialità», spiega, «cerchiamo sempre di avere laboratori creativi per piccoli e grandi».Un atteggiamento che ha contagiato il quartiere: il Betti Bar, uno dei locali della zona, ha aderito al progetto offrendo “aperitivi contadini” in cui ai prodotti locali si affiancano i racconti di chi produce, coltiva, conosce. E anche qui nascono scambi, incontri, si intessono nuove relazioni e iniziative.
A Dicembre 2014 al mercato è apparso un cartello sul quale si leggeva “Lasciaci il tuo Sogno per San Marco”. I passanti sono stati invitati a lasciare un messaggio, e ne sono stati raccolti a dozzine. Facciamo in tempo a leggere qualcosa? Un frutteto condiviso… uno spazio per cani e padroni… una biblioteca… una scuola di cucito… un giardino fiorito… un parco giochi… La spiegazione: il mercato è nato da un sogno: perché non contribuire a farne nascere altri?
Testo di Deborah Rim Moiso