Alla primaria Giovanni Cena nasce una biblioteca speciale. All’insegna dell’inclusione
All’ora di pranzo, di pomeriggio, in primavera come in autunno, piazza Birago è tutta un vociare di bambini. Le voci escono dalla scuola di fronte, la primaria Giovanni Cena, e si riversano in strada, rimbalzano sui cornicioni delle case popolari, si srotolano sulle scale tra i palazzi, si rincorrono intorno alla fontana. Ad ascoltarle tutte insieme quelle voci non ci si capisce nulla, senti solo una sovrapposizione di suoni. Di urla più che altro… Chissà cosa si dicono veramente. E chissà se quei bambini lo sanno che tra poco proprio nella loro scuola prenderà forma un progetto molto ambizioso.
Grazie alla vittoria del concorso “Una biblioteca in ogni scuola”, indetto a livello nazionale dall’associazione di volontariato “BiRBA” di Assisi, in una grande aula al piano terra della Giovanni Cena verrà allestito un nuovo spazio a disposizione non solo degli studenti, ma di tutto il quartiere. Si chiamerà “Biblioteca Tararì”, ispirandosi al titolo del libro per l’infanzia di Emanuela Bussolati scritto in una lingua immaginaria fatta di suoni: una lingua che non esiste ufficialmente ma che esiste nella misura in cui viene pronunciata e condivisa da un gruppo. Ed è proprio sulla comunicazione e sullo scambio tra lingue diverse, apparentemente incomprensibili, che si fonda il progetto promosso dall’associazione di quartiere CAP 06124, dall’associazione Settepiani e da un comitato di genitori e insegnanti dell’Istituto Comprensivo 4 di Perugia, di cui la Cena fa parte, con il pieno sostegno del dirigente scolastico Maria Cristina Bonaldi. Una biblioteca di territorio, uno spazio aperto al quartiere, anche in orario extrascolastico, pomeridiano e serale – si fantastica di possibili letture sotto alle stelle – secondo una volontà progettuale ben precisa, purtroppo attualmente frenata dallo stato di emergenza pandemico.
Un luogo di condivisione e confronto “in cui la diversità può farsi pluralismo consapevole”, sottolinea Beatrice Ciurleo, referente del progetto per conto di CAP e del comitato genitori della scuola dell’infanzia. Favorire l’inclusione è uno degli obiettivi principali: si tratta di una zona fortemente multiculturale, con una presenza consistente di migranti di prima e seconda generazione. La scuola stessa è un microcosmo di culture, lingue ed esperienze diverse, spazio privilegiato di scambio dove l’incontro fra diversità si fa possibilità di arricchimento. Proprio in questo senso Tararì è pensata come spazio interculturale dedicato alla lettura e a una serie di attività, offerte gratuitamente, già in cantiere: laboratori di scrittura, laboratori teatrali, mappe di comunità, corsi di lingua italiana e molto altro ancora. Sarà uno spazio non solo per bambini ma intergenerazionale: la volontà è quella di coinvolgere i numerosi anziani della zona per lavorare insieme sulla memoria del quartiere e sui racconti orali, restituendo loro un nuovo protagonismo. BiRBA e la vicina biblioteca comunale Villa Urbani offriranno un servizio di consulenza e formazione, mentre la rete dei partner del progetto – tutti volontari – metterà a disposizione competenze e risorse, anche in termini di libri. La maggior parte di questi sarà acquistata attraverso il finanziamento di mille euro del bando di “BiRBA”, oltre a quelli che verranno recuperati dalla vecchia biblioteca della scuola, sacrificata per l’accoglienza delle classi della vicina scuola Carducci, abbattuta nel 2017 per inagibilità post-sisma e ricostruita solo l’anno scorso. In parte poi saranno donati dalle associazioni, dalla parrocchia, dagli abitanti che hanno già ampiamente espresso solidarietà ed entusiasmo per la proposta. “Anche l’amministrazione comunale ha riconosciuto l’importanza dell’iniziativa e ci ha dato il suo sostegno. È uno spazio di cui si sente fortemente la necessità. Come è emerso dal questionario di quartiere promosso da O.S.A. mancano servizi culturali per i residenti: extrascolastici, di supporto sociale o anche solamente linguistici”, prosegue Beatrice. Secondo i proponenti di Tararì per far fronte al rischio di chiusura e isolamento, degli anziani come delle comunità migranti, è fondamentale offrire servizi culturali e lavorare in un’ottica di collaborazione e di mutualità mettendo in connessione soggetti ed energie diverse. Lo scopo, si legge nel testo del progetto, è proprio incoraggiare “la consapevolezza di un patrimonio, la valorizzazione del quartiere e la definizione di un metodo condiviso dai cittadini per la gestione di spazi sempre più decentrati, con protagonisti le associazioni, il mondo del volontariato e la scuola”. Come ribadito dalla dirigente Bonaldi il valore aggiunto è per il quartiere e per la scuola: “Nel momento in cui la scuola si apre al quartiere svolge al meglio il suo ruolo. Iniziative come questa sono un prezioso contributo per tutta la comunità educante e possono innescare un processo virtuoso”. L’idea, in prospettiva, è che questo spazio possa diventare un hub a disposizione del territorio, per proposte diverse anche al di fuori della cornice progettuale attuale.
Articolo di Lavinia Rosi
Foto di Francesca Boccabella