La struttura di Fontivegge ospiterà mostre, laboratori e altre iniziative culturali
Scendo dal Minimetrò e con me viene giù anche il sudore che mi porto dietro dal centro storico di Perugia. Sono le quattro del pomeriggio di inizio giugno, non è stata una buona idea uscire di casa in un’ora così calda. La mia fermata è quella di Fontivegge, sto andando a visitare i lavori nella struttura che diventerà la casa degli artisti. Questo progetto, proprio come tutti gli altri cantieri in giro per il quartiere della stazione, fa parte di un ampio programma di riqualificazione. In occasione dell’inaugurazione del Community Hub di Madonna Alta, di cui abbiamo lungamente parlato, l’architetto Franco Marini, coordinatore del Progetto Periferie e di Agenda Urbana, si è soffermato sul nuovo aspetto di questa parte della città: “Qua c’è un’attenzione particolare al tema degli spazi pubblici e si è cercato di dare un contenuto, non solo dal punto di vista del recupero fisico, ma in particolare in merito a rigenerazione e riqualificazione. L’ex scalo merci da luogo di degrado diventerà un polo formativo per i giovani, la Biblioteca delle Nuvole è andata a insediarsi in un posto oggetto di degrado, lo skate park interviene in piazza del Bacio, dove ci si lamentava della scarsa frequentazione e il sottopasso da luogo mal frequentato si trasformerà in spazio urbano. Per finire, la palazzina Rfi, da luogo di spaccio, diventerà la Casa degli artisti”. L’edificio Rfi, a cui accenna Marini, si trova vicino alla ferrovia ed è stato da poco acquistato dal Comune di Perugia. La struttura sarà un ritrovo di attività legate al mondo dell’arte, in grado di coinvolgere e stimolare, sempre dal punto di vista artistico, la popolazione e l’intero quartiere in cui ha sede. Il tempo passato a osservare la futura Casa è scandito dall’andirivieni del Minimetrò e dagli operai che trasportano il materiale necessario alla ristrutturazione, ovviamente loro sudano molto più di me. I lavori sono cominciati da circa un mese e l’ingegnere Fulvio Falini, responsabile dei lavori, ci racconta che l’edificio risale all’incirca al 1980. Falini è prodigo di informazioni tecniche che possono capire solo gli addetti ai lavori, quello che si ricava dalla sua estrema competenza è però che la struttura, nonostante i vari problemi a livello di sicurezza, non è ridotta male e che si sta attuando un cambio di destinazione d’uso. “L’edificio non viene snaturato ma lasciato così com’è, noi facciamo una rivisitazione di quello che sono gli impianti e verrà lavorata la facciata – aggiunge Falini – ci saranno persiane di colore rosso, a richiamare i dettagli del Minimetrò, e anche comignoli colorati”. Scherziamo sul fatto che essendo una Casa degli artisti magari in futuro saranno proprio loro a dipingere l’esterno, che comunque ora, con i murales, mantiene un certo fascino suburbano. Per quando il progetto verrà ultimato, la Casa avrà a disposizione due open space su due piani differenti, uno destinato alle esposizioni e uno da suddividere con scaffalature in modo da ricavare tre spazi da adibire a laboratori. Ci saranno inoltre, al primo piano, tre camere con relativi bagni e una cucina. Per ora all’interno ci sono ancora dei materassi di chi di notte usa l’edificio come dimora, mi chiedono se voglio fotografarli, ma non essendo preparata psicologicamente a quello che posso trovare declino l’invito, proprio oggi mi manca il coraggio di osservare la desolazione degli altri. Scatto qualche foto, dell’esterno s’intende, aspettando il momento giusto per immortalare il passaggio del minimetrò. Saluto Fulvio Falini e Maurizio Sguilla, il direttore tecnico del cantiere, e mi avvio verso casa. Passo dal nuovo sottopassaggio e dalle pensiline di fronte alla Biblioteca della Nuvole e nonostante l’aspetto moderno di Fontivegge, il mio pensiero è fisso su chi di notte va a dormire nell’edificio che sarà la Casa degli artisti, ma che oggi, è ancora un luogo di miseria.
Articolo di Federica Magro