I SENSI DEL LIMITE

UNA BUSSOLA PER FARE I CONTI CON IL TEMPO.
E CON TUTTO IL RESTO

 L’inverno è finito, questo è il terzo dei cinque numeri di “Luoghi Comuni” dedicati al progetto Tralci, i laboratori sono partiti, o sul punto di partire, e lo staff di Parole Abitate ha appena selezionato i tre scrittori che a fine giugno verranno a raccontare i nostri territori per la terza edizione della piccola residenza letteraria, anzi socio-letteraria, nata ai tempi di Agenda Urbana. Il tempo, come recitava il titolo di un libro di Antonio Tabucchi, invecchia in fretta, e il trucco è guardarlo negli occhi cercando di ricordarcelo solo di quando in quando. Non sempre, ma ogni tanto sì.

I pezzi raccolti nelle prossime pagine formano in qualche maniera un grande racconto di come gli uomini – le donne e gli uomini – affrontano il senso stesso del limite. I limiti del tempo, innanzitutto, e poi i limiti dei corpi che abitiamo. E ancora i limiti del nostro sguardo, e della cornice spaziale in cui i nostri occhi si muovono, e in cui si muovono le lenti degli artifici grazie ai quali ci illudiamo di immortalare davvero la realtà. I limiti, infine, del sistema economico e sociale, e quindi inevitabilmente politico, in cui ci siamo abituati a vivere spesso credendo che questo fosse l’unico modo possibile di organizzare il mondo. E anche la musica, naturalmente, così matematica e misteriosa insieme, da un certo punto di vista è una questione di limiti. Eppure, vedrete, con la musica si può cominciare a fare i conti da subito: da neonati, e poi, e per fortuna, per sempre.

Tre su cinque vuol dire essere al di là del crinale. Intuiamo il percorso che ci toccherà nei prossimi mesi, ne vediamo la traccia e, di nuovo, ne conosciamo la fine. Tralci ha una data di scadenza, e al momento è un motivo in più, non che ne avessimo bisogno, per darci da fare senza risparmiarci. L’autunno è lontanissimo, e Luoghi Comuni è già al lavoro, come sempre da quando esiste, per immaginare il proprio futuro.

Buona primavera.