Il business delle consegne a Perugia, tra aziende locali e sostenibilità ambientale
Quando si parla della nostra società, della globalizzazione e della sostenibilità, molti scrittori e filosofi hanno dato il loro contributo, vedi Noam Chomsky, Naomi Klein o il sociologo Marshall McLuhan. Il loro pensiero, con le rispettive differenze e individualità, può essere banalmente riassunto con una frase: per scampare alla catastrofe c’è bisogno di invertire la rotta, farlo implica necessariamente un cambiamento culturale. Una trasformazione con la pandemia c’è stata, ma in negativo e, diversamente da come avevamo immaginato e sperato durante i mesi del lockdown, grandi colossi come Amazon, Deliveroo e annessi hanno indebolito le imprese locali e sfruttato i lavoratori. I ciclo-fattorini li conosciamo bene, vivono in una condizione estrema di caporalato urbano sfrecciando per le ripide strade di Perugia e di tutto il mondo. Cadono, si rialzano, e continuano a pedalare nella pioggia. A ogni epoca il suo schiavo, negli anni 2000 tocca ai rider.
“Oggi più che mai lo sviluppo sacrifica le popolazioni e il loro benessere concreto e locale sull’altare del ‘ben avere’ astratto”, sostiene il filosofo francese Serge Latouche, famoso per la sua teoria della decrescita, cioè una riduzione controllata della produzione. Latouche è anche un sostenitore del localismo, il pensiero che dà priorità alle realtà locali. A Perugia, come in altre città d’Italia, c’è qualcuno che sta cercando di invertire la rotta proprio verso la localizzazione. É il caso della piattaforma Grifood, con sede a Madonna Alta in via Martiri dei Lager, che si occupa di consegne a domicilio nell’ambito della ristorazione. Francesca Zinzi, socia fondatrice insieme a Andrea Ramadori e responsabile amministrativa della società, ci racconta la genesi del progetto: “Provenendo da una città come Roma e trovandomi spesso, per motivi personali, a Perugia, nel 2018 avevo notato una quasi totale assenza di servizi dedicati al domicilio, specialmente in certe zone. Andrea, perugino doc, stimolato dall’osservazione, ha deciso di creare con me una realtà locale attraverso un’app attenta al territorio, ai suoi abitanti e ai lavoratori”.
L’azienda è dunque nata nel 2018 e si muove in molte zone del Perugino, anche quelle meno servite, “spesso riceviamo richieste da parte di potenziali clienti che desiderano una consegna fuori mano – ci spiega Francesca – quando è possibile cerchiamo sempre un modo per venire incontro a tutte le particolari esigenze. Per questo motivo e anche perché Perugia non è una città semplice né a livello urbanistico né per il clima, i nostri collaboratori non fanno le consegne in bicicletta, ma con autovetture che non solo sono più sicure, ma anche adatte per compiere più chilometri.” Perciò lo scopo non è mettersi a confronto con le grandi app della consegna a domicilio, si tratta di restare con lo sguardo fisso sulle esigenze del collaboratore e del singolo cliente, guidandoli in tutte le fasi, dall’ordinazione alla consegna. Un’ulteriore e fondamentale differenza fra i delivery food e questa piccola azienda è sicuramente il rapporto lavorativo tra collaboratore e titolare, sancito da un reciproco legame di fiducia. ”I nostri collaboratori – ci spiega Francesca – sono quasi per la totalità perugini e perugine. Fondamentale è la conoscenza del territorio per ridurre i tempi di consegna anche nelle zone meno note della città. La maggior parte sono studenti di diverse facoltà dell’Università che si uniscono a noi per un’entrata extra. Il nostro organico varia in base alla disponibilità dei ragazzi e ai periodi di maggior richiesta da parte dei clienti”. Ovviamente nessuno perseguita penalmente un fattorino per aver rubato una patatina, non c’è un algoritmo che premia il più veloce e non c’è un tempo da rincorrere. Per qualsiasi necessità accorrono Andrea e Francesca, d’altronde, come ci svela lei, l’età che li separa non è molta. Questo rapporto viene preso in considerazione anche da Claudio Capitini, titolare della Gastronomia Filosofi che prende il nome dalla via in cui si trova. Claudio parla di come i rapporti con i canonici rider siano pressoché inesistenti, di come queste dinamiche contribuiscono allo sfruttamento e all’impoverimento della società ed entri in gioco una spiacevole spersonalizzazione. “Non fai amicizia e non conosci nessuno – sottolinea Claudio – è importante invece legare al cibo la convivialità e l’incontro”. Per questo motivo ha scelto come corriere per le sue consegne Bico, che proprio come la sua bottega ha sede in via dei Filosofi. Fra Claudio e il titolare di Bico, Paolo Festi, si riscopre l’arte dell’incontro. “Claudio e io – dice Paolo – oltre a trovarci nella stessa via, siamo accomunati dalla stessa filosofia e dallo stesso pensiero di sostenibilità. Quando Claudio ha bisogno, io ci sono.”
Bico ha sei anni di attività e consegna merce di vario genere nelle zone centrali della città: piazza Birago, via del Lavoro, via della Concordia, via della Pescara, Campo di Marte, per arrivare poi in zona Filosofi, corso Cavour, centro storico, Elce e Monteluce. Paolo ha quattro dipendenti, con contratti regolari, a cui fornisce tutto il materiale necessario per agevolare il lavoro. Anche loro, come i ragazzi di Grifood, sono giovani e spesso studenti. Tutto il materiale necessario per compiere i giri è a carico di Paolo, compresa la bicicletta a pedalata assistita, necessaria per trasportare un numero cospicuo di pacchi.
L’azienda nasce dal pensiero di Paolo Festi di legare, in un epoca pre Covid, il tema della sostenibilità ambientale alla consegna delle merci: “L’idea era proprio quella di portare la sostenibilità nella logistica. Ho conosciuto questa realtà in altre città. Io sono di Bologna e lì iniziavano a muoversi aziende di questo tipo, quindi ho tradotto l’idea qua a Perugia. Adattarla a una città dove non c’è l’abitudine all’uso della bici e persisteva il pensiero comune che non avrebbe attecchito, è stato complesso. Si tratta di una scommessa parzialmente vinta. L’azienda c’è ancora ma lavora in maniera differente da quello che in principio avevo pensato”. Bico era infatti nato con l’idea di stimolare il consumo locale, fare consegne per conto di negozi, portare la spesa, aiutare i negozianti e allo stesso tempo ridurre la circolazione di auto. I negozi che però si rivolgono al suo servizio sono pochi, fra cui Coop e Natura Sì, l’ordine online prevale e il locale non riesce a reggere l’urto del globale. Per adattarsi al mercato e sopravvivere economicamente, Bico ha quindi iniziato a fare consegne per Gls-Corriere Espresso “La sostenibilità ambientale è un tema, ma la sostenibilità economica va mantenuta – afferma Paolo – vedo altre realtà come la mia a Roma, Bologna e Genova, che funzionano. Loro hanno un aggancio con le realtà locali più forte di quanto io sia riuscito ad avere”.
É lecito chiedersi se è possibile invertire la rotta e se è possibile farlo a Perugia. C’è bisogno di non rimanere indifferenti a temi fondamentali per il ben vivere e non per, come diceva Latouche, il ben avere. La crisi è sempre alle porte e come ricorda Naomi Klein “si parla di un ritorno alla normalità, ma la normalità è stata la crisi”.
Articolo di Federica Magro