Frontiera Lavoro promuove la cultura dell’affidamento familiare in Umbria
Il progetto ‘Umbriaffido’ rientra a pennello nella mission della cooperativa sociale Frontiera Lavoro, nata nel 2001 come spin-off di un’altra coop, Nuova Dimensione, al fine di contrastare il rischio di emarginazione dal mercato del lavoro delle fasce più deboli della popolazione e proporre attività educative per minori.
‘Umbriaffido’, finanziato dall’Unione Europea e attuato su scala regionale, implementerà le buone pratiche già sperimentate nel Comune di Corciano con un ulteriore progetto sull’affido familiare, ‘A misura di bambino’, attualmente in fase di rinnovo per il proseguo dei percorsi lì avviati. Ma in che cosa consiste l’affido e quali soggetti interessa? Si tratta di quell’istituto che permette a una famiglia di accogliere per un periodo di tempo limitato un minore, il cui accudimento genitoriale è impedito da una situazione di crisi, oppure addirittura impossibile, come nel caso dei giovani stranieri non accompagnati.
“Anche in questo caso, come a Corciano, andremo a lavorare con minori stranieri non accompagnati – spiega Giada Dini, operatrice sociale e educatrice della cooperativa – ma di età adolescenziale, superiore ai 14 anni. Sono ragazzi e ragazze giunti in Italia da soli, da Paesi africani così come dal Bangladesh o dal Pakistan. Località remotissime, quindi, da cui sono partiti senza essere affiancati da un adulto di riferimento, un viaggio che si è svolto spesso in maniera travagliata. Alcuni di loro preservano un contatto con la famiglia d’origine, genitori o altri parenti, ma molti altri no”.
Il carico emotivo di cui sono portatori questi giovani, che dopo un così lungo viaggio affrontano pure le difficoltà di inserimento in un nuovo Paese, amplificano la rilevanza sostanziale di progetti come ‘Umbriaffido’: “I ragazzi che approdano in delle comunità di accoglienza non hanno modo di creare una rete di relazioni, di penetrare nel tessuto sociale e di imparare a conoscere il territorio con facilità come quando vengono affidati a una famiglia, dove è più facile instaurare dei rapporti significativi. Per questi bambini e giovani l’affido significa ottenere l’inclusione sociale e il diritto a vivere in una famiglia”.
Attraverso ‘Umbriaffido’, gli enti gestori del progetto – tra cui si contano, oltre Frontiera lavoro, anche Asad, Il Quadrifoglio e Arci Umbria – intendono costruire delle reti territoriali insieme ai Comuni aderenti, dove si concretizzeranno una campagna di sensibilizzazione e promozione dell’affido così come dei corsi di formazione per i soggetti interessati e il personale delle amministrazioni degli enti locali. Inoltre, i Comuni contribuiranno nel fornire il loro personale specializzato, che formerà l’équipe multidisciplinare che assisterà le famiglie durante l’affidamento.
Giada racconta: “La presenza di queste squadre di lavoro costituisce un valore aggiunto, e fa davvero la differenza per la riuscita del progetto. Il sostegno di personale qualificato, tra cui includiamo assistenti sociali, psicologi e mediatori culturali, permette ad affidati e affidatari di superare le criticità naturali e le eventuali incomprensioni che possono sorgere dal confronto tra culture diverse e molto distanti. L’équipe facilita la ricomposizione di queste fratture e aiuta i protagonisti dell’affido a fare tesoro di tutte le positività che derivano da quest’esperienza”.
I requisiti degli aspiranti affidatari (coppie sposate, conviventi o single che siano, con o senza figli) sono l’idoneità abitativa, e cioè la disponibilità di uno spazio fisico, adatto per accogliere il minore, e le dimostrabili capacità educative. In particolare, è necessario che gli affidatari riconoscano l’importanza del coinvolgimento della famiglia di origine del giovane, ove presente, di modo da garantire una sua crescita armoniosa.
Sull’affidamento familiare, tuttavia, esistono ancora molteplici remore da parte della cittadinanza. Per tale ragione, Frontiera Lavoro ha ritenuto necessario inserire, tra le fasi del progetto, una relativa alla sensibilizzazione sul tema: “Svolgeremo diversi incontri nelle varie città per informare la cittadinanza di quanto l’affido possa essere un’opportunità, non solo per chi viene accolto dalle famiglie, ma per la comunità stessa. In questi anni si è consolidata una mancata fiducia nei confronti dei servizi sociali, e gli immigrati sono stati oggetto di pregiudizio e diffidenza. La cultura dell’affido non è diffusa, e trovare famiglie disponibili a svolgere questo percorso è complesso. Tuttavia, quanto avvenuto a Corciano ci dimostra come quest’ultimo si palesi sempre come una possibilità di crescita. Si comincia dai piccoli numeri: goccia dopo goccia, la società apprende quanto sia importante accogliere l’altro soprattutto grazie a progetti come Umbriaffido”.