Quando si pensa a una biblioteca, visualizziamo nella mente un luogo calmo e soprattutto silenzioso. La Biblioteca comunale Villa Urbani da un lato rispecchia questa idea, dall’altro cerca di superarla. Agendo oltre l’individuo, creando gruppi di persone e superando la solitudine dell’otium. Villa Urbani si trova a Perugia, in via Giovanni Pennacchi 19, è aperta al pubblico dal 1964 e prima di questa data era una villa privata di proprietà di Mario Urbani, stenografo e litografo perugino. Oggi l’atmosfera della vecchia casa è percettibile, ed è forse questa sensazione a rendere l’ambiente accogliente. Un’abitazione calda e stracolma di libri, dvd e cd.
Per il quartiere in cui è immersa, era una finestra di contenuti cartacei e digitali non indifferente. Il prestito di musica e film andava per la maggiore e le sue porte si aprivano e chiudevano in continuazione. Difatti è stata una delle prime biblioteche di pubblica lettura della città a mettere a disposizione per i suoi utenti delle postazioni dotate di computer e internet. Con l’avvento delle piattaforme, la modalità è cambiata, nessuno richiede certi tipi di risorse. Nonostante questa piccola perdita, la casa dei libri è rimasta un punto d’incontro per la gente del quartiere, e non solo.
Al suo interno, ma dopo la pandemia possiamo dire al suo esterno, vengono organizzati eventi di vario tipo, per qualsiasi fascia d’età. Fortunatamente è circondata da un bellissimo giardino con alti alberi e diversi spazi bucolici. Ogni settimana, con Parole e Sferruzzo, ci si riunisce insieme per lavorare a maglia. Un incontro in collaborazione con l’associazione Coraggio, che si occupa di disturbi del comportamento alimentare. Il martedì un appuntamento dedicato agli adulti: Lingue: Conversazione in inglese, moderato da facilitatori statunitensi. Non mancano le letture per bambini da 0 a 5 anni, che accompagnati dai genitori possono partecipare a Giovedì da favola. Gli incontri sono molti e vari.
La bibliotecaria Gaia Rossetti, insieme alle altre collaboratrici, muove i fili della struttura da dietro le quinte. Presenta questo luogo come una biblioteca non comune, fuori dalle righe, un mondo dove tutto è possibile. Con le sue mani delicate sfoglia libri per bambini, non solo quelli a cui noi tutti siamo stati abituati, ma anche i più recenti CAA, comunicazione aumentativa alternativa, in cui le parole del testo corrispondono a simboli grafici. Questi libri supportano, come meglio possono, l’insegnamento della lettura, nel caso vi siano dei bisogni più complessi rispetto al consueto. Nella stessa sala dedicata ai bambini, un’altra magica bibliotecaria. Laura Minelli, frangetta nera e occhiali, si occupa di rimettere a posto tutti i libri dopo il cataclisma creato dal passaggio dei più piccoli. Lei ha iniziato a lavorare qua grazie alla legge n. 68, che tutela il diritto al lavoro per disabili. Gaia racconta di come, durante la pandemia, il lavoro di alcuni gruppi di lettura sia continuato anche on-line, e di come dopo molti studenti si siano riappropriati di questo importante spazio di studi. Oggi la positiva osmosi tipica della biblioteca continua a persistere, perché come diceva Vinícius de Moraes La vita, amico, è l’arte dell’incontro.